La brutta sorpresa del Lecchese che ha smarrito la sua laboriosità

La brutta sorpresa del lecchese che ha smarrito la sua laboriosità

 

Peggiora la posizione della provincia di Lecco nella classifica del Ben-vivere. Rispetto all’ultima rilevazione, il territorio perde 43 posizioni con una variazione dell’indice di generatività di 3,2 punti. A soffrire è tutto il tessuto economico-sociale, con una perdita di 5 cooperative iscritte all’albo, mentre peggiora sostanzialmente il numero di start up innovative ogni mille abitanti, che passa da 40 a 31.
In calo del 2,5% anche il tasso di iscrizione al registro delle imprese, una perdita più che doppia rispetto alla media delle province peggiori (-1%). Infine, sul versante sociale aumentano i Neet (+3%), mentre si riduce di circa un punto percentuale il tasso di nuzialità.

In termini assoluti, i giovani che non studiano e non lavorano sono circa 7mila, pari al 16,4% della popolazione tra i 16 e i 29 anni. Un problema in più per un territorio che invecchia, come dicono gli ultimi dati sulla popolazione.
Nel 2022, l’indice di vecchiaia – il rapporto tra over 65 e under 14 – era di 192,5 anziani ogni 100 giovani. «Sono dinamiche assai preoccupanti», commenta il segretario generale della Cisl Monza Brianza e Lecco, Mirco Scaccabarozzi. Che chiede, con «urgenza», politiche «a sostegno della famiglia, come l’implementazione di nidi per l’infanzia o il potenziamento dei cosiddetti “servizi ponte” per chi lavora e non sa come gestire i figli con la sospensione del servizio scolastico».

Anche il mercato del lavoro preoccupa il sindacato. Tra agosto e ottobre, le imprese del territorio prevedono di assumere circa 7mila persone, con un saldo attivo di 140 unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Per il 54% si tratta di assunzioni nel comparto servizi e commercio, mentre per il 43% nell’industria. Secondo i dati del sistema informativo Excelsior, le entrate previste nel Lecchese si concentreranno per il 60%, nelle imprese con meno di 50 dipendenti, che costituiscono la grande maggioranza del tessuto produttivo locale. Continuano, però, i problemi per le aziende che cercano manodopera specializzata. Nel 60% dei casi, le aziende fanno fatica a reperire le figure professionali desiderate. Un fenomeno che va aggredito riducendo la distanza tra il mondo della scuola, soprattutto della formazione tecnico-professionale, e il sistema produttivo del territorio. Tra le note positive, infine, l’aumento delle opportunità lavorative per le donne.

«I dati – prosegue Scaccabarozzi – mostrano che il forte aumento dei saldi registrato nel 2023 (ma anche quello del 2022) non è solo il frutto della richiesta, da parte del sistema produttivo, di nuova forza lavoro (gli avviamenti del primo trimestre del 2023 sono, infatti, molto simili a quelli dell’anno precedente), ma è anche il risultato di un processo diffuso di stabilizzazione del lavoro, che sta caratterizzando il territorio».
Anche se non mancano le preoccupazioni, legate soprattutto alla “qualità” del lavoro; sono in aumento, infatti, le richieste di manodopera per cui il possesso di un titolo di studio superiore all’obbligo scolastico non è ritenuto necessario. «Tutti elementi di ulteriore allarme per la Cisl – sottolinea Scaccabarozzi – poiché, unitamente alla ridotta qualità dell’occupazione, lo squilibrio fra domanda delle imprese e offerta di lavoro, presente da tempo nel Lecchese, è andato crescendo nell’ultimo triennio».

Per recuperare il terreno perduto, la provincia lecchese deve ripartire dai fondamentali: educazione e cultura del lavoro.
Ne è convinto Angelo Cortesi, fondatore e amministratore della Co.El. di Torre de’ Busi, azienda della Valle San Martino con 20 dipendenti, premiata come “Ambasciatrice dell’Economia Civile 2020“.
«Dobbiamo ripartire dai giovani – ricorda Cortesi – che, però, sembrano avere smarrito il senso profondo e più vero del lavoro, che non è un diritto, ma esprime il bisogno dell’uomo di modificare la realtà. Io credo molto nei giovani: negli ultimi 15 anni, quasi il 90% delle nuove assunzioni ha riguardato ragazzi intorno ai 20 anni».
Un investimento sul futuro, che vuole riguardare anche i tanti che si perdono e vanno ad ingrossare le fila dei Neet. Per loro è attivo il progetto “InJobs4Neets“ – promosso dall’Associazione piccole imprese (Api) Lecco Sondrio, in collaborazione con Mestieri Lombardia, agenzia per il lavoro no-profit accreditata da Regione Lombardia e autorizzata dal Ministero del Lavoro e con il cofinanziamento della Fondazione J.P. Morgan – che porta circa l’80% dei partecipanti a trovare un nuovo lavoro al termine del periodo di formazione. Un risultato incoraggiante che deve «far tornare la voglia di fare» anche a chi si sente scoraggiato.

Una missione, questa, che vede Cortesi impegnato da anni in prima persona. «Da anni vado nelle scuole a parlare di come è cambiato il lavoro in fabbrica – racconta l’imprenditore lecchese -. Soltanto portando le imprese dentro la scuola e la scuola nelle imprese si può recuperare quella cultura del lavoro che ha fatto grande il nostro territorio. I dati attuali sono molto preoccupanti, ma non fanno venire meno l’impegno a rilanciare il sistema. A partire dai suoi valori primari: la famiglia e il lavoro».

Articolo pubblicato su Avvenire.

 

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